Infarto nelle donne: segnali nascosti da riconoscere subito per salvarsi la vita

Nelle donne l’infarto spesso parla a bassa voce: nausea, stanchezza, dolore mandibola. Riconoscere i sintomi atipici e chiamare 112/118 può cambiare l’esito clinico.
L’infarto non ha un solo volto e, nelle donne, può presentarsi con segnali sfumati che rallentano diagnosi e cure. È uno dei motivi per cui le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte in Europa e pesano fortemente anche in Italia: informazione e rapidità d’azione sono decisive.
Quando si pensa a un attacco cardiaco, l’immagine comune è il dolore toracico intenso. Nelle donne però il cuore può “sussurrare”: nausea, sudorazione fredda, dispnea, affaticamento anomalo, dolore alla mandibola, al collo o alla schiena. Sono sintomi atipici ma frequenti, facilmente confusi con ansia o disturbi digestivi: ignorarli costa tempo prezioso.
La biologia femminile spiega molte differenze: arterie coronariche mediamente più piccole, maggiore coinvolgimento della microcircolazione e un ruolo degli estrogeni che protegge fino alla menopausa. Dopo il calo ormonale, il rischio cardiovascolare aumenta e la presentazione clinica può restare meno tipica rispetto agli uomini.
Perché l’infarto femminile è spesso sottodiagnosticato? Incidono tre fattori: sintomi atipici (poco dolore al petto, più malessere diffuso), bassa percezione del rischio nelle stesse pazienti e ritardi nell’accesso a percorsi invasivi. Studi europei mostrano tempi di trattamento più lunghi e outcome peggiori nelle donne, soprattutto quando il riconoscimento è tardivo.
I sintomi da non ignorare includono: dolore/pressione al petto (anche lieve ma persistente), fiato corto, sudorazione fredda, nausea/vomito, capogiri, stanchezza estrema, palpitazioni, dolore a braccio sinistro, mandibola, collo o tra le scapole; talvolta compaiono a riposo o durante il sonno. La combinazione di più segnali nello stesso momento aumenta il sospetto.
Cosa fare subito in caso di sintomi sospetti: chiamare 112/118, descrivere chiaramente i segnali, restare semiseduti, non guidare da soli, non assumere cibo o bevande in attesa dei soccorsi. Meglio un falso allarme che un ritardo. (Indicazioni in linea con le campagne educative internazionali sull’infarto nelle donne.)
I fattori di rischio da conoscere e correggere: ipertensione, dislipidemia (colesterolo LDL elevato), diabete, fumo, sedentarietà, sovrappeso/obesità, stress cronico e sonno disturbato. Attenzione a condizioni specifiche del sesso femminile che innalzano il rischio: ipertensione gestazionale, diabete in gravidanza, sindrome dell’ovaio policistico e menopausa precoce. (La letteratura segnala inoltre ritardi nell’accesso ai trattamenti invasivi.)
La prevenzione parte dai controlli: pressione (<130/80 mmHg se indicato dal medico), profilo lipidico (LDL, HDL, trigliceridi), glicemia, ECG e, quando prescritto, test da sforzo. Sul fronte stile di vita, i capisaldi restano dieta mediterranea (più frutta/verdura, cereali integrali, legumi, pesce azzurro, olio extravergine; meno sale, zuccheri, grassi trans), attività fisica regolare e stop al fumo. Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nell’UE: intervenire sui comportamenti riduce il peso di malattia.
Messaggio finale: ascoltare i segnali del corpo e agire subito salva miocardio e vita. Nelle donne, il cuore parla anche attraverso stanchezza, nausea e dolore non convenzionale: riconoscerli è il primo gesto di cura.

