Nichel nei cosmetici: verità scomode, etichette furbe e scelte davvero sicure

Capire “Nickel Tested”, riconoscere falsi miti, leggere INCI e claim: così proteggi pelle sensibile da dermatiti e impurità metalliche con controlli seri e trasparenti.
Il nichel è un metallo naturalmente presente nell’ambiente; può finire nei cosmetici come impurezza delle materie prime o dei processi. Per chi è sensibilizzato, anche tracce possono scatenare dermatite da contatto su zone delicate come palpebre e labbra. In UE il Regolamento (CE) 1223/2009 vieta l’uso intenzionale del nichel come ingrediente, ma ammette tracce tecnicamente inevitabili, purché sicure: ecco perché l’obiettivo reale è ridurre al minimo (“as low as technically possible”) e controllare.
Cosa significa davvero “senza nichel”? In cosmetica nessun prodotto può garantire zero assoluto: la dicitura corretta e utile è “Nickel Tested” o “Nickel Controlled”, che indica un test di laboratorio sul prodotto finito (e spesso sulle materie prime) per verificare che il contenuto sia sotto una soglia di sicurezza. Molti marchi comunicano “≤ 1 ppm”: non è un limite di legge UE, ma un valore-guida diffuso in ambito dermatologico e ritenuto ben tollerato dalla grande maggioranza dei soggetti allergici. Tieni però presente che persone altamente sensibili possono reagire anche a quantità inferiori (reazioni riportate con 0,5 ppm su cute infiammata/occlusa).
Come si misura il nichel in modo affidabile? I laboratori usano metodi strumentali con limiti di rilevazione in tracce, in particolare ICP-MS secondo la norma ISO 21392:2021, oggi riferimento internazionale per la quantificazione di nichel, cromo, cobalto, piombo, cadmio, antimonio e arsenico nei cosmetici finiti. Cercalo nelle specifiche tecniche o nelle schede dei produttori.
Attenzione ai claim. In UE le promesse in etichetta devono rispettare i criteri comuni del Regolamento (UE) 655/2013: veridicità, prove adeguate, non ingannevoli e rilevanza. “Nickel Free” assoluto rischia di essere fuorviante; “Nickel Tested” è coerente se supportato da dati analitici. Diffida di messaggi assoluti senza metodo e soglia dichiarati.
Quanto è diffusa l’allergia al nichel? In Europa riguarda in media 8–19% degli adulti; non stupisce che proprio trucco occhi, accessori o applicatori possano essere trigger frequenti per la palpebra. Se soffri di eczemi ricorrenti in quest’area, considera anche la contaminazione indiretta (mani, strumenti, bigiotteria).
Come scegliere e leggere bene le etichette (checklist rapida):
• Cerca “Nickel Tested”/“Nickel Controlled” e l’eventuale valore (es. ≤1 ppm) con metodo ICP-MS citato.
• Verifica la presenza di altri metalli sensibili (cobalto, cromo): i migliori marchi testano più elementi.
• Valuta l’INCI: meno profumi e coloranti non necessari, più formule pensate per pelli reattive. (Criteri UE sui claim: niente promesse “free from” fuorvianti).
• Preferisci canali con trasparenza documentale (farmacia/dermocosmesi), dove è più facile reperire dossier e certificazioni. (FDA/ISO/ICCR indicano monitoraggi e standard per le impurità).
Se usi un prodotto con tracce di nichel, cosa può succedere?
I sintomi tipici: prurito localizzato, eritema, edema, secchezza/desquamazione, bruciore; a esposizioni ripetute può instaurarsi una dermatite cronica. Ricorda che l’esordio può essere ritardato e che aree come palpebre sono particolarmente vulnerabili. In caso di ricadute, sospendi, applica emollienti/lenitivi, e valuta un patch test con lo specialista.
Nichel & Cobalto: doppia attenzione. Le co-sensibilizzazioni ai metalli non sono rare: se hai storia di allergie, scegli linee testate per più impurità e riduci l’esposizione cumulativa (cosmetici + gioielli + strumenti).
Falsi miti da sfatare (in breve):
• “Nichel Free = zero”: Falso. In cosmetica parliamo di tracce controllate.
• “Se è naturale è senza nichel”: Falso. Anche ingredienti naturali possono contenere impurezze metalliche.
• “Se c’è scritto Free è sicuro”: Non basta. In UE i claim devono essere sostenuti da prove.
In pratica, cosa comprare?
Punta su prodotti dermocosmetici con Nickel Tested (spesso ≤1 ppm), test ISO 21392 dichiarato, INCI essenziale e assenza di profumazioni superflue. Se hai reazioni nonostante “≤1 ppm”, cerca formule anidre o senza pigmenti (talvolta i coloranti veicolano tracce), e chiedi al dermatologo alternative.
Un ultimo chiarimento: i limiti di rilascio del nichel fissati per gioielli e oggetti a contatto prolungato (es. 0,5 μg/cm²/settimana in UE) non si applicano ai cosmetici, che seguono regole specifiche; ecco perché è cruciale affidarsi a test analitici dedicati al make-up e alla cura della pelle.

