Peeling chimico, meccanico o enzimatico? Guida pratica alla scelta perfetta

Dalla texture irregolare all’acne leggera, fino alle discromie: come scegliere peeling viso efficace, frequenze corrette, controindicazioni e regole d’oro per il post-trattamento.
Il peeling viso è un trattamento esfoliante che libera la superficie cutanea da cellule morte e impurità, accelera il rinnovo e restituisce luminosità immediata. La sua forza è duplice: migliora l’aspetto della pelle e la rende più ricettiva ai sieri e alle creme successive. Tra i benefici più citati: grana affinata, tono uniforme, pori meno visibili, attenuazione di rughe sottili e macchie superficiali.
Tre le grandi famiglie. Con i peeling chimici si usano AHA (glicolico, mandelico, lattico) e BHA (salicilico) che dissolvono i “cementi” tra corneociti: gli AHA lavorano in superficie e sono ideali per discromie e pelle spenta; i BHA penetrano nei follicoli ricchi di sebo, purificando i pori e riducendo imperfezioni. I PHA (gluconolattone, lactobionic acid) aggiungono idratazione con un’esfoliazione ancora più delicata. I peeling meccanici affidano l’esfoliazione a microgranuli o spazzole: sono efficaci ma vanno usati con mano leggera per non indurre micro-abrasioni. I peeling enzimatici, grazie a papaina e bromelina, “sciolgono” selettivamente lo strato corneo senza acidi né attrito, risultando tollerabili anche su pelli reattive.
Come orientarsi per tipo di pelle: su pelle sensibile o con couperose, privilegia enzimatici o PHA; su pelle grassa o a tendenza acneica, meglio BHA e formulazioni oil-control; su pelle secca/spenta, piccoli step con AHA idratanti (es. lattico) e mandelico a bassa concentrazione; su pelle matura, cicli graduali con AHA per stimolare il turnover e migliorare texture e luminosità.
Le frequenze: enzimatici 1–2 volte a settimana; meccanici in genere 1 volta/settimana o ogni 10–15 giorni; chimici domiciliari 1 volta/settimana a basse concentrazioni (5–10% AHA; 0,5–2% BHA), aumentando solo se la tolleranza è buona. I trattamenti professionali in studio medico/estetico utilizzano concentrazioni maggiori o combinazioni per macchie ostinate, cicatrici post-acne e rughe più marcate: richiedono valutazione dermatologica, consensi informati e post-care definita.
Attenzione allo skin purging: con l’introduzione di acidi o retinoidi può comparire un peggioramento temporaneo di imperfezioni. È una fase reversibile: riduci la frequenza, cura detersione e idratazione, applica lenitivi (pantenolo, allantoina, aloe), non sospendere la protezione solare e attendi alcune settimane per valutare il reale beneficio.
Gli effetti collaterali più comuni sono rossore, irritazione, lieve desquamazione e aumentata fotosensibilità. Esistono controindicazioni: pelle lesionata o infetta, dermatiti attive, rosacea in fase acuta (a eccezione di enzimatici previo parere), allergie note agli ingredienti. Evita lo scrub su acne infiammata per non peggiorare rossore e microtraumi.
Le regole d’oro del post-trattamento: niente solari diretti nelle ore immediatamente successive, applica SPF alto (30–50+) ogni mattina, rinnova l’applicazione all’aperto; preferisci detergenti delicati, creme idratanti e lenitive, rimanda l’uso di retinoidi forti o altri attivi potenzialmente irritanti a giornate alternate. Se compaiono bruciore intenso, edema o macchie persistenti, sospendi e consulta un dermatologo.
Differenza tra domiciliare e professionale: i prodotti home-use hanno basse concentrazioni e sono pensati per il mantenimento continuo; i peeling medici impiegano acidi e tecniche più potenti (anche TCA o combinati), richiedendo selezione del paziente, gestione di down-time e un percorso personalizzato. Il risultato migliore nasce dall’equilibrio: costanza moderata a casa, cicli professionali mirati quando servono.
Conclusione: il peeling viso è un alleato versatile. Con la scelta giusta, la frequenza corretta e una fotoprotezione rigorosa, ottieni pelle luminosa, uniforme e una texture più fine, riducendo al minimo i rischi.

