Perché Potresti Avere Vermi Intestinali: Sintomi Allarmanti che Devi Conoscere!

I parassiti intestinali possono causare dolori addominali, diarrea, prurito notturno e richiedono diagnosi mirata, trattamenti farmacologici e cambiamenti igienici per essere eliminati.
I parassiti intestinali rappresentano una problematica medica significativa: spesso transitano inosservati nel tratto gastrointestinale, ma in alcuni casi generano infiammazione, malassorbimento di nutrienti e fastidiosi disagi, come dolore addominale, gonfiore, nausea, vomito e diarrea persistente. Un sintomo distintivo è il prurito anale, specie nelle ore notturne, associato all’infestazione da ossiuri.
Per un sospetto di parassitosi, il primo passo è la diagnosi tramite esami delle feci – meglio se ripetuti – e lo specifico tape test per l’ossiuriasi . Tali accertamenti permettono di identificare uova o esemplari adulti, fondamentali per comprendere la tipologia del parassita.
Le parassitosi possono estendersi ben oltre l’intestino: l’Ascaris lumbricoides, simile a un grosso nematode cilindrico, penetra in circolo e polmoni, tornano all’intestino dove depongono migliaia di uova al giorno. Vi sono poi cestodi come la tenia, di notevole lunghezza, e protozoi come la Giardia lamblia, responsabili di crampi, diarrea acquosa e talvolta malassorbimento.
La terapia è farmacologica e varia in base al parassita: il mebendazolo o il vermox per ossiuri, ascaridi e anchilostomi; praziquantel per trematodi o cestodi; albendazolo o ivermectina per Strongyloides nelle infestazioni complesse. I trattamenti spesso prevedono un ciclo breve (5–10 giorni), con possibilità di ripetizione se necessario. Per la giardiasi, i farmaci di scelta sono metronidazolo, tinidazolo o furazolidone.
Non mancano i rimedi naturali complementari: aglio, semi di zucca, limone, olio di origano e probiotici (soprattutto Lactobacillus) possono supportare la terapia, sebbene non sostituiscano i farmaci convenzionali.
La prevenzione è altrettanto decisiva: lavaggio accurato delle mani, cibi ben cotti (in particolare carne e pesce), acqua sicura, igiene ambientale scrupolosa e uso di scarichi efficienti riducono drasticamente il rischio .