Vitamina D e cuore: verità nascoste, prove reali e scelte sicure

Dalla biologia dei recettori alla prevenzione cardiovascolare: cosa mostra la ricerca, quando integrare, dosi consigliate, falsi miti e indicazioni pratiche per una supplementazione davvero consapevole.
La vitamina D è famosa per le ossa, ma partecipa anche a funzioni di cuore, vasi, muscoli, immunità e apparato respiratorio. Cardiomiociti ed endotelio esprimono recettori VDR: quando la vitamina D si lega, modula tono vascolare, contrattilità, infiammazione e vie coagulazione/anticoagulazione. È una base biologica solida, anche se non basta da sola a giustificare benefici clinici automatici.
Negli ultimi anni la domanda chiave è: “la vitamina D riduce gli eventi cardiovascolari?”. I grandi trial forniscono una risposta prudente. Il D-Health (60.000 UI al mese ≥60 anni) ha mostrato un possibile segnale favorevole sugli eventi coronarici, ma nessuna certezza su tutti i MACE; non è quindi indicata come strategia standard nella popolazione generale.
La meta-analisi su 83.000 persone in 21 RCT pubblicata su JAMA Cardiology non ha trovato riduzioni significative di infarto, ictus, mortalità cardiovascolare o totale. Conclusione: la supplementazione non conferisce protezione cardiovascolare di per sé.
Anche VITAL (≈25.000 partecipanti) non ha mostrato benefici su eventi cardiovascolari con 2.000 UI/die.
Come conciliare biologia e trial? Una spiegazione verosimile è l’effetto soglia: la correzione della carenza vera potrebbe migliorare funzione endoteliale o pressione in gruppi selezionati; integrare chi ha livelli adeguati non aggiunge beneficio cardiovascolare. Le prove attuali sostengono l’uso mirato, non universale.
Falsi miti da archiviare
• “Più vitamina D è meglio”: falso. Eccessi aumentano il rischio di iper-calcemia, calcoli e calcificazioni (specie con molto calcio). Obiettivo: range adeguato, non quantità massime.
• “Sostituisce dieta e attività fisica”: falso. Nessun integratore rimpiazza stile di vita (alimentazione, movimento, sonno, gestione stress e controllo di pressione, colesterolo, glicemia).
• “Serve solo per l’osteoporosi”: falso. I VDR sono diffusi in molti tessuti (cuore, muscoli, sistema immune), ma l’impatto clinico dipende dal contesto.
Quando controllare e quando integrare
Fai il dosaggio se hai rischi di carenza: età avanzata, poca esposizione solare, obesità, malassorbimento, terapie (es. glucocorticoidi/anticonvulsivanti) o patologie come osteoporosi, diabete 2, ipertensione, condizioni infiammatorie croniche. Valuta col medico se integrare quando i valori sono <20 ng/mL, in gravidanza, anzianità, regimi restrittivi, malassorbimento o sintomi compatibili (es. mialgie, astenia).
Forme e assunzione corretta
Negli integratori trovi colecalciferolo (D3) e calcifediolo (25-OH-D): entrambi efficaci, il secondo utile se c’è assorbimento ridotto o epatopatia. Essendo liposolubile, assumi la D con grassi “buoni” (es. olio d’oliva) per migliorare l’assorbimento. Dosi orientative per adulti: 600–800 UI/die; ≥70 anni spesso 800 UI/die. In carenza certificata si usano dosi più alte per un periodo definito e con monitoraggio.
Sinergie utili (su indicazione clinica)
• Vitamina K2: aiuta a convogliare il calcio verso ossa/denti.
• Calcio: sostegno alla densità ossea (specie in menopausa).
• Magnesio: cofattore per l’attivazione della vitamina D e utile per affaticamento/tensione muscolare. (Affidati sempre alla valutazione del medico per combinazioni e dosi.)
In sintesi: la vitamina D ha basi biologiche credibili sul cardio-vascolare, ma i grandi trial non supportano l’uso per prevenire eventi nella popolazione generale. Ha senso misurare, correggere le carenze e inquadrare la supplementazione dentro stile di vita e terapie personalizzate, non come scorciatoia.

