Vitamina D e obesità: il legame nascosto che influenza il metabolismo

Studi recenti confermano una relazione inversa tra peso corporeo e livelli di vitamina D. Scopri cause, sintomi e strategie per riequilibrare l’organismo.
Il legame tra obesità e carenza di vitamina D è tra i più dibattuti in ambito medico. Da anni i ricercatori si chiedono se sia l’eccesso di peso a ridurre i livelli della “vitamina del sole”, oppure se una sua carenza favorisca l’accumulo di grasso corporeo.
La vitamina D, oltre a essere indispensabile per la salute delle ossa, partecipa a numerosi processi fisiologici: sostiene il sistema immunitario, regola l’attività cardiovascolare e respiratoria e contribuisce al controllo delle infiammazioni croniche. Tuttavia, una crescente evidenza scientifica mostra che le persone con BMI elevato tendono ad avere valori plasmatici di vitamina D più bassi rispetto ai soggetti normopeso.
Perché l’obesità abbassa la vitamina D
Gli studi indicano una relazione inversa tra massa corporea e livelli di 25(OH)D. Le principali spiegazioni sono tre:
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Diluizione volumetrica: la vitamina D è liposolubile e tende a “intrappolarsi” nel tessuto adiposo, riducendone la disponibilità nel sangue. In chi è obeso, la molecola risulta diluita in un volume corporeo maggiore.
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Minore esposizione solare: le persone in sovrappeso trascorrono spesso meno tempo all’aperto. Inoltre, la loro pelle può avere una minore efficienza nel sintetizzare vitamina D dai raggi UVB. Dopo l’esposizione al sole, l’aumento plasmatico di 25(OH)D può risultare fino al 50% inferiore rispetto ai normopeso.
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Infiammazione cronica: il tessuto adiposo viscerale produce citochine pro-infiammatorie che interferiscono con la conversione della vitamina D nella sua forma attiva, alterandone il metabolismo.
Causa o conseguenza?
La maggior parte degli studi, tra cui una metanalisi pubblicata su Obesity Reviews, concorda sul fatto che l’obesità sia la causa della riduzione dei livelli di vitamina D, e non il contrario.
Ciò non esclude però che l’ipovitaminosi D possa favorire l’aumento della massa adiposa: la carenza di vitamina D induce un aumento dell’ormone paratiroideo (PTH), che favorisce l’accumulo di calcio negli adipociti e la lipogenesi, ovvero la produzione di grasso.
Sintomi e diagnosi
Spesso la carenza di vitamina D è silente e viene scoperta solo tramite analisi del sangue. Tuttavia, segnali come stanchezza cronica, dolori muscolari, crampi, fragilità ossea e umore depresso possono far sospettare un deficit, soprattutto nei soggetti obesi, negli anziani e in chi si espone poco alla luce solare.
I valori ottimali nel sangue dovrebbero mantenersi tra 30 e 100 ng/mL. Una concentrazione inferiore a 20 ng/mL indica una carenza moderata, mentre livelli sotto i 10 ng/mL richiedono un intervento terapeutico immediato.
Come aumentare la vitamina D
Per migliorare i livelli plasmatici è necessario agire su più fronti:
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Esporsi regolarmente al sole (20-30 minuti al giorno, preferibilmente tra le 11 e le 15).
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Seguire una dieta ricca di vitamina D, includendo pesce grasso (sgombro, salmone, aringa), uova, fegato e latticini fortificati.
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Integrare nei casi di carenza accertata, sotto consiglio medico:
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800-1.000 UI/die in prevenzione;
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2.000 UI/die per carenze moderate;
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fino a 4.000 UI/die (o 50.000 UI/settimana) per deficit severi.
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La vitamina D va sempre assunta durante un pasto contenente grassi, per favorirne l’assorbimento. L’associazione con vitamina K2 o magnesio può ottimizzare l’effetto metabolico.
In definitiva, l’obesità non nasce da una carenza di vitamina D, ma la aggrava. Ripristinare livelli adeguati può migliorare il benessere generale, sostenere il metabolismo e favorire un percorso più efficace di perdita di peso.

