Settimana della Celiachia: il senza glutine non è per tutti! Soprattutto in Alcune Regioni. Scopri Quali
La Settimana Nazionale della Celiachia dal 16 al 22 maggio accende i riflettori sulla diagnosi: solo il 29% dei celiaci italiani ha ricevuto ad oggi una diagnosi corretta, a fronte delle migliaia di consumatori che seguono l’ingiustificata moda della dieta senza glutine, contro la quale l’Associazione Italiana Celiachia prende posizione.
Dal 16 al 22 Maggio 2016 torna per il secondo anno la Settimana Nazionale della Celiachia, iniziativa dell’Associazione Italiana Celiachia Onlus, patrocinata da ANDID – Associazione Nazionale Dietisti per informare e sensibilizzare il pubblico in merito a una patologia che in Italia interessa circa 600.000 persone.
L’edizione 2016 accende l’attenzione sulla diagnosi, ancora fortemente sottostimata.
Nel nostro Paese si stima che a fronte dei circa 175.000 pazienti diagnosticati a oggi, ci siano oltre 400.000 persone che non sanno ancora di essere celiache.
Questo significa che meno del 30% dei celiaci è diagnosticato, gli altri mettono a rischio ogni giorno la loro salute, esponendosi a gravissime complicanze, che minano la salute dei pazienti e gravano fortemente sulla spesa sanitaria pubblica.
E secondo AIC la moda del senza glutine, per la quale si è addirittura arrivati a coniare il termine glutenfobia, può portare a mancate diagnosi o a ritardi nelle stesse.
Da recenti indagini sui consumatori risulta che 1 italiano su 10 ritiene che la dieta gluten free sia più salutare e che 3 su 10 pensano che faccia dimagrire. False credenze smentite da gastroenterologi e nutrizionisti e che possono portare a conseguenze negative per la salute.
Chi si mette a dieta senza glutine senza una diagnosi precisa, infatti, rischia di vanificare la possibilità di scoprire se la celiachia sia la vera causa dei suoi malesseri.
“La diagnosi di celiachia, oltre che un dovere verso la salute dei pazienti, è un’importante operazione di prevenzione e di contenimento della spesa sanitaria – afferma il Presidente di AIC Giuseppe Di Fabio – perché il celiaco non diagnosticato oppure con diagnosi tardiva, manifesta gravi complicanze, che compromettono la qualità della vita e costringono a frequenti ricorsi a cure mediche che gravano sulla collettività. Servono in media ancora 6 anni per giungere alla diagnosi, sprecando denaro pubblico con esami inutili e costosi e ritardando l’inizio della terapia”.
Per questo AIC, che da oltre 35 anni si impegna a cambiare in meglio la vita delle persone celiache e dei loro famigliari, ha orientato tutte le sue attività scientifiche e divulgative del 2016 al tema della diagnosi.
Ne è un esempio anche la recente guida “Donna&Celiachia” realizzata dal Comitato Scientifico dell’Associazione e dedicata ai medici di base e agli specialisti coinvolti più spesso nell’assistenza alle donne, come i ginecologi, gli ostetrici e gli endocrinologi, per aiutarli a riconoscere se le loro pazienti siano celiache anche quando non presentino i sintomi classici della malattia.
L’obiettivo è far emergere dall’ombra le tre pazienti con celiachia su quattro che a oggi sono ancora ignare della loro condizione, per evitare le numerose e gravi conseguenze dell’intolleranza non diagnosticata.
L’attenzione alle donne è giustificata dai numeri: dei circa 600.000 casi di celiachia stimati nella popolazione italiana, ben due su tre riguardano il sesso femminile. Sono circa 400.000 le italiane con celiachia contro 200.000 uomini, ma in entrambi i sessi le diagnosi sono tuttora poche, nonostante crescano di oltre il 10% ogni anno, e i casi accertati sono appena 180.000 in entrambi i sessi.
Dal 16 al 22 Maggio, inoltre , AIC mette a disposizione di tutti il filo diretto con gli esperti: medico, psicologa e dietista rispondono alle domande scritte o telefoniche (numero verde 800454616) di pazienti, famiglie e quanti hanno dubbi o curiosità.
“Lungi dall’essere una necessità di cura ben definita, la dieta senza glutine sta diventando quasi una moda, conquistando uno spazio sempre crescente sia sui media tradizionali (carta stampata, televisione, radio) sia nel mondo del web, ed in particolare sui social network. Spesso le informazioni al riguardo sono incomplete o addirittura fuorvianti o scorrette” sostiene la Presidente di ANDID Ersilia Troiano.
“Ricordiamoci che è della salute delle persone che parliamo, e che la competenza professionale è fondamentale nell’indirizzare le persone all’alimentazione più corretta ed adeguata ai bisogni e fabbisogni individuali. La dieta senza glutine non significa solo “eliminare”, ma anche e soprattutto sostituire, adeguando le scelte in un’ottica di adeguatezza nutrizionale, varietà e sostenibilità a lungo termine. Sostenere l’iniziativa dell’Associazione dei pazienti di riferimento è un’occasione importante per rafforzare insieme questo importantissimo messaggio.”
Tra le iniziative scientifiche della Settimana anche un convegno ospitato il 20 maggio nella prestigiosa cornice dell’istituto Superiore di Sanità a Roma.
Il Convegno “Allergie, intolleranze e celiachia: tra verità scientifiche e falsi miti” approfondisce i temi della Settimana, con la collaborazione della SISTE – Società Italiana di Scienze Applicate alle Piante Officinali e ai Prodotti per la Salute – per un pubblico di medici, dietisti, biologi, responsabili qualità delle aziende alimentari, funzionari della sanità pubblica e giornalisti medico-scientifici.
SOLO UNA PARTE DEL PAESE COINVOLTO
Fin qui nulla da ridire, ma guardando la mappa degli appuntamenti appare chiaro come in Italia la sensibilità sull’argomento (e la capacità delle associazioni regionali) sia molto sbilanciata.
Il Nord Ovest la fa da padrone collezionando tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria ben 36 eventi in 7 giorni, se la cava anche la Campania con 10 eventi e la Sicilia con 8.
Pessimo il risultato del Lazio con un solo evento e neanche da prendere in considerazione il comportamento di tutte le regioni adriatiche che non organizzano nulla.
Ovviamente questo non va a ledere l’importanza assoluta dell’iniziativa, ma sarebbe anche il caso di coordinare meglio le attività per non lasciare mezzo paese “a bocca asciutta”.