Malato o Ipocondriaco? Esiste Davvero la Sensibilità al Glutine?
Che cos’è la sensibilità al glutine?
Esiste davvero la gluten sensitivity o sensibilità al glutine? Che cosa dice la scienza?
Chi soffre di sensibilità al glutine accusa disturbi digestivi, debolezza e malesseri vari, che spariscono con una dieta gluten free. Ma allo stato attuale degli studi scientifici non possiamo dire che esista una vera e propria sensibilità al glutine.
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La gluten sensitivity, o sensibilità al glutine non celiaca, è al vaglio della comunità scientifica nazionale e internazionale come una possibile reazione al glutine, i cui meccanismi però non sono ancora noti.
Si può affermare con buona approssimazione che, se il numero di celiaci attesi in Italia è di circa 500.000 unità, i pazienti con Gluten Sensitivity sono almeno 3 milioni.
La Gluten Sensitivity si manifesta dall’età adolescenziale all’età adulta, mentre è estremamente rara in età pediatrica.
A parte il quadro clinico appena descritto con sintomi, che ad onor del vero sono spesso molto simili a quelli dell’allergia al grano e della celiachia, la diagnosi di Gluten Sensitivity è al momento una diagnosi di esclusione, caratterizzata dalla negatività dei test immunologici per l’allergia al grano, dalla negatività per la sierologia tipica per celiachia e da una biopsia intestinale normale o con alterazioni minime
Gli studi in corso devono ancora chiarire se si tratti di una vera e propria patologia e quali meccanismi la inducano, o se invece si tratta di un semplice effetto “nocebo”.
Alcune ricerche hanno documentato che, in una percentuale non piccola di pazienti, la sensibilità al glutine è frutto della suggestione. In questi studi, i ricercatori hanno teso veri trabocchetti ai soggetti sperimentali, dando loro da mangiare cibi che all’apparenza contenevano la sostanza, ma ne erano in realtà privi. Chi partiva dall’idea di essere “sensibile” stava male anche così. In altri casi, invece, i disturbi potrebbero sì essere legati all’alimentazione, ma non al glutine.
Esistono infatti almeno due tipi di molecole – contenute nelle farine, ma anche in frutta e verdura, latte e miele – che possono causare malesseri se l’apparato digerente non è perfettamente a posto. Le prime sono indicate con la sigla Fodmap e sono zuccheri che l’intestino non assorbe: possono fermentare e causare disturbi, se la flora batterica è alterata.
Le altre sono le Ati, proteine che in natura proteggono i vegetali dai parassiti, ma che possono determinare una risposta del nostro sistema immunitario, provocando qualche fastidio.
A differenza della celiachia, la sensibilità al glutine non provoca lesioni alla mucosa intestinale e non esistono marcatori nel sangue per identificare questa condizione. Il paziente, tuttavia, riferisce ugualmente la comparsa di sintomi all’ingestione di cereali che contengono glutine e la scomparsa alla loro esclusione dalla dieta. La diagnosi in questo caso è esclusivamente clinica, in quanto non esistono test diagnostici: è quindi necessario affidarsi soltanto a quanto riferisce il paziente.
Per determinare il manifestarsi della sensibilità al glutine occorrerebbe esaminare il quadro clinico dopo l’esclusione del glutine dalla dieta, verificare la scomparsa dei sintomi e la loro ricomparsa al momento della sua reintroduzione. Queste due fasi dovrebbero essere testate “in cieco”: il paziente non dovrebbe essere a conoscenza della fase che sta attraversando, se si trova quindi in un momento di esclusione o di reintroduzione del glutine.
Da tempo gli studiosi delle patologie da glutine si erano accorti dell’esistenza di una condizione di sensibilità al glutine in assenza di criteri diagnostici compatibili con una condizione di allergia al grano o di celiachia, ma questi pazienti sono rimasti per molti anni in vero e proprio limbo, venendo spesso considerati dei pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile o con problematiche di tipo psicologico ed ansioso–depressivo o pazienti da sorvegliare per il possibile sviluppo in futuro di celiachia.
Lo studio condotto dalla Università di Baltimora (Maryland, USA) e dalla seconda Università degli Studi di Napoli, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica BMC Medicine, fornisce importanti elementi per definire i meccanismi patogenetici della Gluten Sensitivity.
Partendo dall’analisi dei meccanismi molecolari e di risposta immunitaria il gruppo di ricercatori, coordinati da Alessio Fasano, ha dimostrato che la Gluten Sensitivity non presenta alterazioni della permeabilità intestinale, che invece, come è ben noto, è significativamente aumentata nella celiachia.
I ricercatori hanno inoltre dimostrato che all’origine della Gluten Sensitivity e della celiachia vi sono diversi meccanismi patogenetici, con un’alterazione dell’immunità innata alla base della Gluten Sensitivity e dell’immunità adattativa alla base della celiachia.
Lo sviluppo di queste nuove conoscenze consente di caratterizzare ulteriormente la Gluten Sensitivty come una entità nosologica ben definita.
E’ chiaro che c’è ancora sicuramente molto lavoro da fare per una definizione corretta di tutti i parametri clinici, immunologici e genetici della Gluten Sensitivity.
Infine cabia anche la terminologia, non chiamatela più “sensibilità al glutine”, ma “intolleranza al glutine non celiaca” e chissà che si possa finalmente giungere ad una definizione chiara anche nei numerosissimi cosiddetti “malati immaginari” per la scienza ufficiale.
Complimenti Luca , davvero interessante e speriamo vivamente che presto si ottengano dei risultati per tutte queste intolleranze / allergie e che finissero di dare la colpa allo stress e all’immaginazione delle persone
Ci sono voluti tre anni x arrivare ad una diagnosi di intolleranza al glutine, arrivata a 37 kg.Sono passati 7 anni e sto bene senza glutine. E bene che se ne parli x le persone che hanno questo problema e non lo sanno.